Rapporto annuale 2001

Amnesty International - Sezione Italiana - Pubblicazioni
Amnesty International - Pubblicazioni


Rapporto Annuale 2001

Map of Ethiopia (the Federal Democratic Republic of)

Ethiopia (the Federal Democratic Republic of)

La guerra di confine con l'Eritrea è ripresa a maggio. In giugno è stata dichiarata la sospensione delle ostilità e a dicembre è stato firmato un trattato di pace. Ciascuna parte in causa ha accusato l'altra di aver violato i diritti umani dei cittadini della nazione avversaria. I conflitti armati sono proseguiti all'interno dell'Etiopia tra le forze di governo e gli oppositori oromo e somali; numerose sono state le denunce di violazioni dei diritti umani e maltrattamenti. Presunti sostenitori dei ribelli sono stati arrestati, torturati e talvolta sottoposti a esecuzione capitale extragiudiziaria. Parecchie migliaia sono stati incarcerati e alcuni sono rimasti in carcere per anni senza capi d'accusa né processo. Si sono verificati arresti anche tra i giornalisti, i dimostranti e altri oppositori al governo; la maggior parte è rimasta detenuta senza processo, mentre alcuni sono stati sottoposti a processi iniqui. Durante i preparativi per le elezioni di maggio, nel sud del paese parecchi sostenitori dei partiti d'opposizione sono stati uccisi dalla polizia; moltissimi sono stati arrestati. I processi ai funzionari del precedente governo Dergue sono proseguiti lentamente; i capi d'accusa comprendevano genocidio ed esecuzioni extragiudiziali. Sono state comminate numerose condanne a morte ma non si è avuto notizia di alcuna esecuzione.

Contesto

La guerra con l'Eritrea

La guerra con l'Eritrea è divampata di nuovo in maggio, dopo un anno di tensioni e scaramucce lungo i 1000 chilometri della linea di confine tra i due paesi. Entrambe le parti in causa hanno continuato a rafforzare i propri eserciti e a dotarsi di nuovi armamenti. Sono state segnalate forme di arruolamento forzato nel sud dell'Etiopia, che pare abbiano coinvolto anche minori di 18 anni.

In maggio l'Etiopia ha attaccato e conquistato ampi settori dell'Eritrea sudoccidentale, costringendo le truppe eritree ad abbandonare le zone che avevano occupato fin dall'inizio della guerra, nel maggio 1998. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sollecitato la cessazione delle ostilità e ha imposto a entrambe le parti un embargo riguardante gli armamenti. Dopo tre settimane di scontri a fuoco con pesanti perdite umane, in giugno è stata firmata la tregua, sotto il patrocinio dell'Organizzazione per l'unità africana. Le truppe etiopi si sono ritirate di venticinque chilometri in una zona cuscinetto interna al territorio eritreo, amministrata dalla Missione Onu per l'Etiopia e l'Eritrea (Unmee). Sono però continuate le recriminazioni e i due stati si sono reciprocamente accusati di violazioni dei diritti umani ai danni dei cittadini dello stato avversario. Più di 300.000 etiopi sono dovuti sfollare in seguito al conflitto.

A dicembre, in Algeria, è stato formalmente siglato il trattato di pace alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. Esso prevedeva la supervisione dell'Onu al ritiro delle truppe etiopi, l'affidamento all'Onu della gestione temporanea della zona cuscinetto, la demarcazione neutrale della linea di confine e la disamina delle richieste di risarcimento avanzate da ambo le parti. Il Segretario generale dell'Onu ha promesso a entrambi gli stati aiuti internazionali che favoriscano la ricostruzione.

A dicembre l'Unmee ha iniziato a inviare nella zona occupata dagli etiopi truppe e osservatori dei diritti umani. é cominciato uno scambio di prigionieri di guerra e di civili internati, sotto il patrocinio del Comitato internazionale della Croce Rossa, che aveva precedentemente calcolato in 2600 i prigionieri di guerra eritrei in Etiopia e in 1000 i prigionieri di guerra etiopi in Eritrea. In Etiopia erano inoltre incarcerati più di 1200 civili eritrei, la maggior parte dei quali detenuti senza capi d'imputazione né processo dal maggio 1998. Il futuro restava incerto per la numerosa e antica comunità di eritrei in Etiopia, ai quali era stata negata la cittadinanza etiope allo scoppio della guerra.

La Commissione per i diritti umani e il Difensore civico

In luglio sono state formalmente istituite la Commissione per i diritti umani e il Difensore civico, ma alla fine del 2000 non ne erano ancora stati nominati i membri.

Conflitti armati interni e regionali

Il governo ha continuato a fronteggiare l'annosa guerriglia del Fronte di liberazione oromo (Flo) nella regione dell'Oromia, del Fronte di liberazione nazionale dell'Ogaden (Flno) nella regione somala, e dell'Al-Itihad, un gruppo islamico alleato del Flno e legato ai gruppi islamici presenti in Somalia. Nell'ambito di questi due conflitti sono state denunciate molte violazioni dei diritti umani, in particolar modo da parte delle truppe governative ai danni di civili sospettati di sostenere i ribelli. Il personale umanitario nazionale e internazionale ha rischiato aggressioni e rapimenti da parte dei ribelli somali.

Le truppe etiopi sono rimaste nelle regioni somale di Gedo, Bay e Bakol, a sostegno di particolari fazioni somale. L'Etiopia ha preso parte alle trattative somale di pace tenute a Gibouti, che hanno condotto alla formazione del nuovo governo somalo ad interim.

Elezioni

In maggio si sono tenute le elezioni nazionali e regionali. Vi hanno preso parte più di 50 partiti politici, compresi 23 partiti d'opposizione. Il governo ha vietato l'ingresso agli osservatori internazionali ma ha consentito la presenza di 1500 osservatori nazionali, tra cui i membri del Consiglio etiope per i diritti umani, al quale è stato finalmente garantito lo status legale. I partiti d'opposizione hanno lamentato numerosi episodi di repressione e intimidazione avvenuti nel corso della registrazione dei votanti e della campagna elettorale, in particolar modo nel sud del paese. L'Organizzazione del popolo All-Amhara e parecchi altri partiti d'opposizione del sud, tra cui la Coalizione del fronte democratico del sud, la Coalizione nazionale democratica di Hadiya e l'Assemblea popolare democratica del Gambela hanno denunciato pestaggi di loro sostenitori, chiusura di uffici, ostacoli nella registrazione dei loro candidati ed estromissione dei loro seguaci dagli incarichi statali. Sembra che nella zona di Hadiya la polizia abbia ucciso a marzo due dimostranti e arrestato numerose persone; il giorno delle elezioni cinque persone sarebbero state uccise dalle forze governative. In seguito alle proteste, le elezioni nella zona di Hadiya sono state ripetute in giugno. Le elezioni nella regione somala sono state posticipate ad agosto per la siccità e per motivi di sicurezza. La coalizione di governo del Fronte democratico rivoluzionario etiope (Eprdf), guidata dal Fronte popolare di liberazione Tigrai del primo ministro Meles Zenawi, ha conquistato più del 90% dei seggi. In ottobre ha prestato giuramento un nuovo governo, capeggiato sempre da Meles Zenawi.

Prigionieri politici

Centinaia di persone sono state arrestate per motivi politici, e la maggior parte è rimasta detenuta senza capi d'imputazione né processo, alcuni in segreto. Tra loro c'erano dei prigionieri di coscienza e altri che avrebbero potuto essere definiti tali, pur essendo detenuti per presunte connivenze con i gruppi di opposizione armata.

Le carcerazioni sono state particolarmente frequenti nelle regioni oromo e somala, dove migliaia di detenuti arrestati negli otto anni precedenti hanno continuato a restare in carcere senza capi d'imputazione o processo.

Giornalisti

La polizia ha arrestato giornalisti dei media privati sostenendo che le critiche al governo avanzate nei loro articoli erano false o rappresentavano una minaccia alla sicurezza interna. Gli arresti sono proseguiti malgrado l'inattesa decisione del governo, in marzo, di riconoscere l'Associazione etiope dei giornalisti della libera stampa, a fianco dell'Associazione etiope dei giornalisti, essenzialmente filo-governativa e legata ai media statali. Decine di giornalisti sono stati fermati, interrogati e rilasciati su cauzione in attesa di giudizio, molti hanno lasciato il paese dopo ripetuti processi e ammonizioni della polizia. La legge sulla stampa (1992) consente l'incarcerazione dei giornalisti per la pubblicazione di notizie false o per presunte incitazioni al conflitto etnico. Alla fine del 2000 otto giornalisti erano detenuti come prigionieri di coscienza.

*A gennaio Tessalegne Mengesha della rivista "Mabruk" è stato condannato a un anno di carcere; lo stesso è capitato a Tewodros Kassa in giugno. I capi d'accusa erano incerti, i processi sono stati iniqui.

*Mairegu Bezabih, da molti anni giornalista e addetto stampa dell'Unione Europea per l'Etiopia, è stato arrestato a marzo in circostanze poco chiare; le autorità lo hanno accusato di essere coinvolto in una vicenda di violazione dei diritti umani avvenuta tredici anni prima.

Arresti durante le elezioni

In alcuni collegi del sud, in particolar modo nelle zone di Hadiya, Kambata e Gambela, appartenenti ai partiti d'opposizione sono rimasti in carcere nel corso delle elezioni.

*Abula Obang, funzionario all'istruzione, e 17 altri costituenti dell'Assemblea popolare democratica del Gambela che erano stati arrestati agli inizi del 1999, sono rimasti in carcere per tutto il periodo elettorale senza capi d'accusa o processo, come prigionieri di coscienza.

Dimostrazioni degli oromo

In marzo ci sono state numerose dimostrazioni degli oromo ad Addis Abeba, Ambo, Nekemte e in parecchie altre cittadine dell'Oromia occidentale. I dimostranti accusavano le autorità di non aver preso le misure sufficienti ad arrestare l'incendio di una vasta foresta nell'Oromia del sud. Centinaia di dimostranti, in particolar modo insegnanti e studenti, sono stati arrestati e imprigionati per settimane senza capi d'imputazione o processo. Risulta che almeno una donna, Diribe Jifara, sia stata uccisa dalla polizia. La maggior parte degli arrestati erano manifestanti non violenti e prigionieri di coscienza. Ci sono state ulteriori dimostrazioni e successivi arresti di oromo in ottobre e novembre, in seguito alla decisione del governo di spostare il capoluogo della regione Oromia da Addis Abeba (dove risiede una vasta comunità oromo) a Nazareth, nel sud-est. Verso la fine di dicembre, all'Università di Addis Abeba, sono stati arrestati circa 200 studenti in seguito a una disputa politica sugli oromo. Dopo alcuni giorni di custodia, durante i quali sono stati tutti maltrattati e costretti a sfibranti attività fisiche, la maggior parte degli studenti è stata rilasciata a eccezione di 18 studenti oromo che sono stati rinviati a processo.

Detenuti eritrei

In marzo e aprile, quando la guerra era di nuovo imminente, nove eritrei sono stati condannati da uno a 15 anni di carcere con l'accusa di spionaggio o collaborazione con le forze armate eritree. Più di 1200 altri eritrei erano ancora detenuti senza capi d'imputazione o processo in seguito ai raduni di massa del 1998 e del 1999.

Processi politici

Il processo, ad Addis Abeba, a più di 60 oromo accusati di cospirazione armata con il Flo è giunto al suo terzo anno. A